VIVA LA REVOLUCION!
Cosa è rimasto della rivoluzione?! Di anni e anni di battaglie culturali per l'emancipazione è rimasta la faccia di Guevara sulle magliette e non sulle riviste di gossip o sulle foto di Corona, che poi passa di moda se scoprono che non aveva tatuaggi sulle braccia o addominali in mostra, che non faceva le lampade e non andava in palestra, tantomeno faceva il dj di notte sulla spiaggia.
L'isola di Cuba e non dei famosi, ma di barbuti soldati che sono rimasti anonimi nonostante hanno dato la vita per un ideale, senza minacciare di fare causa ai loro avversari, perché a loro non serviva l'approvazione su una bacheca virtuale, cantavano per la libertà e non di certo a san remo e i messaggi alla radio non davano i nomi del vincitore dell'ultimo talent show.
I manifesti erano propagandistici e non promozionali sotto il patrocinio delle grandi multinazionali.
Alle bambole siliconate e griffate ed ai big Jim artificiali che usano gli ormoni al posto dei neuroni, il ribelle preferisce il dono più divino che possa esistere: la ragione, divina non come Otelma che va in tv a fare il guru dei famosi.
Gli sta a cuore la libertà di donne e uomini, ma non va a uomini e donne a fare il tronista, perchè li rovescia i troni.
Di sociale ci sono le campagne e non i network,perché preferisce la storia, quella vera e non le storie che girano in rete o quelle che nascono tra gli attori e le fotomodelle profonde quanto gli schermi ultrapiatti delle televisioni, storie che durano quanto l'ultima canzone del ragazzino di turno in cerca di case discografiche.
Perché
il ribelle è della libertà il fratello grande e non il grande
fratello " .
Donato Riccardi - Giugno 2015