SATYAGRAHA

Profumi artificiali, cosi forti da essere nauseanti.

Fiumi di parole e informazioni, viaggiano alla velocità della luce, in un girotondo, attorno al pianeta, declamando verità; lobotomizzano i cervelli e anestetizzano i sentimenti, in pozze stagnanti di vernici e solventi.

Fastidiosi bagliori di luce di insegne, quasi psichedeliche.

Immagini abbaglianti su schermi, diventano finestre di realtà alternative.

Social: mattatoi di odio, rabbia, frustrazione, e beffeggiatori in ogni dove.

Vanità delle vanità, tutto è vanità, si preferisce morire giovani, tra selfie filtrati da una finta felicità di silicone e steroidi, in una breve vita di apparenza, piuttosto che invecchiare.

L'unica forma di amore è quella verso se stessi, si ripete in continuazione questo mantra: se mi fa stare bene, tutto il resto non conta, anche a costo di fare del male, senza la minima empatia, abbuffando la propria ingorda brama.

Musica cosi assordante da diventare rumore, come le risa forzate, stampate sui volti della folla numerosa, che corre al ritmo di frenetiche lancette di orologio, che segnano orari sballati nella loro maniacale ordinarietà.

Cibo spazzatura e bevande zuccherate, esaltati da aromi stomachevoli, senza sapore.

Hobby banali e scontati, presumono di colmare il vuoto.

Marketing sfrenato: l'illusione venduta dai giganti del mercato, ti fanno credere di averne bisogno, e ti riempiono la testa di pubblicità martellanti di cultura del provvisorio, usa e getta. Sempre più ricchi, sempre più poveri, nei loro nuovi bastioni di ascensori e scale mobili di centri commerciali.

Saloni di bellezza e centri benessere, i nuovi templi del culto di se stessi e della propria immagine, al capriccio di mode ed emozioni passeggere.

Soldi facili, tutto e subito, sesso sfrenato, pornografia senza censura.

Lingua unica di Babele, money e monetine.

Frasi filosofiche e romanzi usati come parafulmini e maschere.

I giovani si sentono saggi d'esperienza e gli adulti, eterni adolescenti.

Cultura poligama e meretrice, la grande Babilonia, sforna persone in serie: stesso taglio di capelli, stessa barba, stessi vestiti, stessi tatuaggi e muscoli gonfiati: ostentazione ostinata e forzata.

Violenza e maleducazione in nome di un libertinaggio spacciato per libertà.

Nuova moda spirituale, minestrone di culture orientali, slavate ed adattate, fuori tempo e fuori luogo, si propone come alternativa. Per concorrenza e proselitismo vieta di aggrapparsi a qualunque cosa non sia un proprio guru, predicatore di caducità egoista ed egocentrica, relativista ed assolutista.

Relazioni forzate da stereotipi, luoghi comuni, formalità, convenzioni sociali.

Cameratismo da branco pseudo-urbano, sin da piccoli, per cui se non sei uguale, omologato, non vai bene.

Gambe pigre, viziate da automobili di lusso, anche per brevi spostamenti, nonostante lo smog.

Cinici, annoiati e perennemente insoddisfatti ed assuefatti, alla continua ricerca di qualcosa che possa colmare il malessere causato dal troppo benessere.

Voce di uno che grida nel deserto, con i sensi tappati, mi ritiro e m'astengo dal caos di questa realtà illusoria.

Donato Riccardi - 2019

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