L'ULTIMO CABINATO

Quello che rimane dei miei anni di gioventù, è un sala giochi vuota, di notte, con i muri sbiaditi che odorano di muffa e umidità, i cabinati accesi, di fronte agli sgabelli, senza nessuno che vi si siede, riflettono le immagini di vecchi videogames.

Il calciobalilla, e il biliardo con le palle scomposte;

il neon vibra, a malapena fa luce.

Sul pavimento c'è della cenere, mozziconi di sigaretta, una gomma da masticare, carte di patatine e barrette di cioccolato;

in un angolo la locanda dei gelati dimenticati, li abbandonata.

Sembra una stanza vuota, dopo una grande festa, un albero di natale spoglio.

Di là un signore sorseggia un caffè, con una vecchia canzone in sottofondo al jukebox,

tra un po verra il barista a chiudere tutto, e spegnere la luce di quel neon traballante, come le sue mani, e quel vecchio cabinato che attende il suo destino.

Fuori è freddo, c'è nebbia, e la pioggia spazza via il ricordo della folla e dei karaoke delle serate estive.

Donato Riccardi - 2015

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