LUCANIA
Ripida e tortuosa, la strada che porta al paese, dalle grotte delle fontane, dove le massaie fanno il bucato.
Ancora s'ode, nelle notti d'estate, il canto di una bambina, alle stelle.
Con i sandali fatti di legno e spago. Sotto gli occhi vigili, dei pastori e dei contadini. Il papà ritarda a tornare da quel 15-18, che durerà in eterno, ma la mamma, mantiene tutto in ordine, come i capelli che fa alle signore, acconciate per le feste di paese.
I mattoni d'argilla fabbricati nella fornace ardente, tra le terre macchiate di grano, e le vigne, sorvegliate dai guardiani.
Dalla montagna i zampognari, con la lunga barba, vestiti di pelle di capra, e i cacciatori, nascosti come i fucili all'interno dei camini. Un asino bianco sul dorso della strada, e un frate per la questua agricola. Un grosso maiale, nel recinto della casa del dottore, tra le galline e i cani da caccia. La raccolta dei fasci di legna all'alba, per un chilo di farina, da portare al forno.
Riesco a immaginarne l'odore.
Due forme di formaggio su una finestrella.
I giochi di carte nelle cantine, durante i rigidi inverni, nei discorsi ubriachi di sentenze, e memori dei briganti. E' l'eco del ricordo amaro, tra lacrime, dolore e nostalgia; nero e stropicciato come il lungo e casto vestito, da sobria signora d'un tempo, che ancora piange i suoi figli, e nel silenzio d'una smorfia sconsolata sul viso, s'addormenta, spegnendo la luce di quella stella, che finalmente è arrivata nel pozzo, tra le braccia di madre terra, unita ai suoi antenati. Lascia il ricordo del bene fatto, in una vita vissuta, dura di pane, bagnato di lacrime, e di vino rosso, come il sangue.
Di poche parole, la forte voce, che è rimasta, come sibilo lontano, nelle mie orecchie, è nebbia nel bosco, alla vista di lupi in lontananza.
Cosi l'esistenza e il suo senso, diventa un grande abbraccio tra cielo e terra, sacro e profano, vita e morte, come i capelli raccolti e fermi, sotto il casto scialle.
Al riverente sussurro, d'un rosario perenne, nello scorrere dei grani, come della vita, che passa, dal pianto del neonato, al canto funebre; al riparo delle ombrose e forti mura dell'abbazia, sotto lo sguardo benevolo, della nera Madonna.
Donna Lucania, vecchia signora, rannicchiata su una piccola sedia di paglia, timida, sulla cartina geografica; tra la canonica, l'orto, e le mura domestiche. Circondata da fitti boschi, incontaminati. Estranea al mondo la fuori, con le sue stagioni, seduta di fronte al camino, ricamando a mano, tra le salsicce, i pomodori e i peperoni rossi, appesi al soffitto, a seccare.
Nella speranza di un futuro migliore per i tuoi figli, che, rondini, migrano, come poppanti staccati con la forza, dalle tue aride mammelle.
Donato Riccardi - 2003