KIEV
Kiev riflessa negli occhi di un bambino, lontano da casa, col
pensiero oltre l'orizzonte di una notte stellata d'estate, graffiata
dal canto delle cicale, mentre un aereo vola verso est, al ricordo
dei lunghi e rigidi inverni della steppa russa.
I cafè, le biblioteche e i circoli culturali, mentre in sottofondo la radio, trasmette il torneo di scacchi.
Bambini giocano nei cortili e i soldati al cambio di guardia.
L'orologio del campanile segna le 12, mentre in campagna, i contadini barbuti sistemano la legna.
Piccole schegge, viventi di te, lontana, che risorgi da un vecchio
pugno di macerie.
Donato Riccardi - Agosto 2001