INDELEBILI RICORDI

Fiamme di candele, lungo un corridoio, tra la piacevole brezza mattutina dell'estate, e la nebbia notturna, invernale, ne accendono nuove, per dare inizio al caldo fiore, e luminoso del logorìo.

Lasciano impresse, lacrime di cera, al su e giu di una scala, in equilibrio tra cielo e terra.

Un soffio, un soffio solo. Un soffio, e quel che rimane, è labile fumo, che diventa graffito, nel silenzioso muro, ingiallito di ricordi.

E quello stesso faro, un tempo forte, guida e protezione, agli ingrati dispiaceri di gioventù, è ora fiammella tremante.

Perchè siamo nubi, fragili al vento, tra il giorno e la notte. Rugiada al mattino, che al vespro ritorna, vapore e gocce, sulla vetrata del firmamento. Lucciole nella breve notte, dalla sorte comune.

Due guanti di rete nera, alle fredde e bianche mani, che reggono una corona del rosario, e come barca, nell'immenso e volubile mare, la mente, in una vecchia strada, attraversata da gatti, al canto degli uccelli, e all'odore indelebile delle scorze d'arancia bruciate, e del legname, lavorato, impresso come chiodo nelle narici, nei nevosi inverni.

E ancora, la polvere delle cartucce dei fucili, chiusi a chiave nell'armadio, e il sapore del cioccolato svizzero.

E' un mare troppo profondo, e vi si annega.

Foto in bianco e nero, cumuli di stoffa e lana, che rappezzano, il lungo sentiero della storia personale, di milioni di persone, che all'unisono marciano, al ticchettìo di un orologio.

Donato Riccardi - 2015

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